Un giorno un bambino cammina in equilibrio sui binari percorrendone uno alla volta, mettendo un passo davanti all’altro. Il giorno dopo un ragazzo prova ad allargare le gambe per camminare su tutti e due insieme. Sulle rotaie passano treni di ogni genere e vanno ognuno in una direzione diversa. Un uomo si ritrova spesso ad essere il passeggero di un treno senza una meta precisa ma che continua a correre e dopo aver guardato per ore fuori dal finestrino decide di scendere alla stazione giusta per costruire la propria ferrovia, la propria direzione.
Le rotaie si tengono per mano, sono legate da forti traversine e da solidi bulloni. Se non passano treni si arrugginiscono e le piante le ricoprono, ma in ogni momento è possibile ripulirle e lasciare che ritornino percorribili e lucenti. Resistono alle tempeste e al freddo, al caldo torrido e al peso di sfreccianti vagoni, ogni giorno, ogni anno, fino all’ultima stazione, dove finiscono e lasciano che il treno riparta per un’altra destinazione.
Io me lo immagino così il matrimonio: un binario fatto da due rotaie unite ma indipendenti, che corrono nella stessa direzione verso l’orizzonte.